Venerdi, 29 marzo 2024 - ORE:08:23

Capiamo meglio il fenomeno del bullismo

bullismo

Il termine bullismo è profondamente infelice dal punto di vista definitorio e comunicativo: ha bisogno di essere spiegato ogni volta, altrimenti ognuno vi assegna un proprio significato. In generale si tende ancora a considerare erroneamente bullismo qualunque comportamento offensivo o prepotente nei confronti di un compagno o compagna, dal più grave al più lieve, qualunque mancanza nei loro confronti.

Un dato pericolosamente in aumento

E’ così che apprendiamo – sempre su internet – che da certi questionari risulta che il 50% dei bambini considerati si dichiara responsabile di atti di bullismo!
Vale la pena perciò di ricordare che, se si vuole aver davanti qualcosa di preciso verso cui compiere un’azione consapevole e, possibilmente, efficace, è necessario riservare la qualifica di bullismo a quelle situazioni di prevaricazione ripetuta verso uno stesso individuo che hanno per effetto uno schema fisso di vittimizzazione, cioè di riduzione all’impotenza, come condizione che si prolunga per un certo tempo.

Ecco come conoscere profondamente il problema

Se vi sono offesa, prepotenza, maltrattamento episodici, se la relazione non si incistisce in questo schema rigido – spesso drammatico, asfissiante, una autentifica ferita nella personalità in formazione del vittimizzato – allora non è corretto parlare di bullismo, anche se, come si è sottolineato, l’azione educativa ha pieno motivo di essere esercitata con tenacia di fronte a qualunque comportamento di offesa dell’altro. Inoltre possono esservi, evidentemente, singoli episodi di prevaricazione di estrema gravità (va detto che chi se ne rende responsabile è in genere responsabile anche di situazioni di bullismo nel senso puntuale sopra riferito).

Se si delimita il fenomeno al bullismo vero e proprio e cioè ai casi di prevaricazione protratta nel tempo, la dimensione quantitativa del problema, senza cessare di essere significativa, si riduce, diventando più verosimile.

 

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