Venerdi, 19 aprile 2024 - ORE:01:08

Mafia, intervista a Giovanni Salvi

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La lotta alla Mafia non può fermarsi

Il capo della Procura etnea, Giovanni Salvi, sta dando vita a un’autentica battaglia a Cosa Nostra. Abbiamo avuto modo di leggere le sue importanti dichiarazioni attraverso un’intervista rilasciata a mezzo stampa. I dati affermano che nel catanese, grazie alla infiltrazione nel tessuto cittadino e provinciale, i clan continuano a fa sentire la loro presenza nonostante “la scomparsa di esponenti di primo piano”. Insomma si riconoscono i risultati ma la collusione nei diversi ambiti civili e istituzionali fornisce linfa, a parere dei servizi segreti, alla criminalità organizzata che continua a dominare.

Dottor Salvi, secondo il suo parere, questi dati corrispondo alla realtà?

“Certamente il peso della criminalità organizzata sul territorio è ancora forte, lo vediamo con le attività che abbiamo fatto in questi giorni soprattutto sulle estorsioni, e anche dalle dichiarazioni dei collaboratori viene fuori questa situazione. Ma io darei anche un segnale di ottimismo perché certamente rispetto a qualche anno fa la presa delle organizzazioni criminali è stata scossa. Quello che resta da capire è quanto quel complesso di rapporti politico imprenditoriali che avevano delle radici anche nella criminalità organizzata sia stato colpito fino in fondo, e quanto ancora esista e non abbia, magari, trovato delle forme diverse rispetto al passato rendendo più difficile la loro individuazione. Ma questo è un settore su cui stiamo lavorando con molto impegno”.

Quanto è difficile sradicare la collusione della politica?

“Su questo fronte sono stati trovati degli elementi molto forti in passato e alcuni di questi sono anche oggetto di procedimenti in corso. Ripeto è possibile anche che a causa dei colpi durissimi che sono stati inferti alla criminalità organizzata catanese negli anni passati, questi rapporti si siano strutturati diversamente, forse anche con un diverso rango tra gli interessi. Falcone diceva sempre che non esiste il terzo livelloI. ll terzo livello era Toto Riina erano i boss degli anni ’90, erano loro il vero terzo livello, erano loro i capi e non altri. Con questo Falcone intendeva dire quale era il rapporto di supremazia . Non so se questa è ancora la situazione attuale, perché molte cose rispetto al passato sono cambiate”.

Gli scenari sembrano cambiati dagli anni 90. Ora la Mafia sparge meno sangue ed è più accorta nel realizzare i propri crimini nell’oscurità.

“La quasi totalità dei mafiosi che arrivano ad assumere un peso molto forte all’interno di cosa nostra e delle altre organizzazioni criminali, parlo di quelle siciliane perché la situazione della Calabria è molto diversa, hanno subito colpi durissimi. Un mafioso non si crea in tre anni, si crea in generazioni, non si crea nemmeno in dieci o vent’anni. I mafiosi che sono stati colpiti a partire dal maxi processo che nacque con le dichiarazioni di Buscetta nel 1984, dalle indagini sulle stragi e quelle fatte qui a Catania negli anni ’90, proprio a seguito della guerra di mafia nel nostro distretto, hanno portato in galera, all’ergastolo, al 41 bis, quasi tutti i mafiosi delle prime, delle seconde e delle terze file di quell’epoca. Questo ha avuto degli effetti notevoli nella struttura dell’organizzazione criminale e di questo noi dobbiamo essere consapevoli. Certamente il denaro ha più valore adesso che in passato. Sappiamo che l’inabissamento economico è funzionale a tutelare meglio questi interessi. Ma va detto che una parte di questo inabissamento, il loro, deriva dal fatto che hanno preso qualche colpo duro e che, quindi, sono andati a fondo. Non dimentichiamoci di questo, perché sono risultati di cui dobbiamo essere orgogliosi”.

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