Venerdi, 19 aprile 2024 - ORE:01:02

Omicidio Rombaldi, dopo vent’anni la svolta è vicina

omicidio rombaldi

Ci sono voluti 20 anni di indagini. Ma ora forse si è alla svolta. Sono stati sentiti 13 testimoni nel corso della seconda udienza della Corte d’assise di Reggio Emilia per l’omicidio del dottor Carlo Rombaldi, ucciso nella notte fra il 7 e l’8 maggio 1992, delitto per il quale a distanza di 20 anni è stato rinviato a giudizio un ex vicino di casa, Pietro Fontanesi, al tempo agente della polizia municipale. Nel corso dell’udienza la polizia scientifica ha mostrato la ricostruzione in 3D della scena del delitto realizzata con una serie di slide e fotografie proiettate su uno schermo, e non con un video come annunciato nei giorni scorsi.

l’ex primario sarebbe stato visto da un testimone

Una testimone citato dalla difesa (che deve ancora deporre, ma di cui si è parlato oggi in aula) avrebbe visto l’ex primario della seconda Chirurgia dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio, Roberto Prati, allontanarsi dalla via dove avvenne il delitto quella notte. Ma dalle altre testimonianze in aula non è emerso nulla di concreto.

‘‘Non sono mai stato in via Filzi quella sera”, ha precisato poi il primario, che è comparso in aula su una sedia a rotelle per gravi problemi di salute. Il medico ha spiegato che era a un convegno insieme a Rombaldi e ad altri medici.

”Poco dopo il rientro a casa squillò il telefono: un’infermiera del pronto soccorso mi disse che avevano sparato a Rombaldi. Subito ho pensato a uno scherzo, ma poi ho verificato e sono corso in ospedale. Quando sono arrivato là, lui era già morto”. L’ex capo della Mobile Antonio Turi ha spiegato perché già al tempo la testimonianza che indicava Prati fu giudicata inattendibile: ”La ragazza era miope e vide solo una sagoma che associò a Prati, che l’aveva visitata una volta, solo dopo aver saputo che la vittima era un chirurgo del Santa Maria”. In realta’ e’ stato accertato, era diverso anche il colore degli abiti indossati dalla persona vista fuggire rispetto a quelli indossati da Prati quella sera.

La svolta con il ritrovamento dell’arma

La svolta nelle indagini sul cold case Rombaldi venne quando fu scoperto che l’imputato possedeva una pistola calibro 38 compatibile con l’arma usata dall’assassino. Oggi pero’ e’ emerso che nel condominio dove abitavano imputato e vittima c’era almeno un’altra calibro 38 compatibile con quella da cui sono partiti i colpi che freddarono il chirurgo Rombaldi. Il presidente della corte d’assise Francesco Maria Caruso ha disposto il sequestro della seconda pistola e un accertamento tecnico da parte dei Ris per verificare se vi sia compatibilita’ con l’arma del delitto..

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