Martedi, 16 aprile 2024 - ORE:21:49

Siria: l’esercito spara, due reporter morti, tre feriti

Nella tarda mattinata dell’altro ieri arrivano le prime informazioni. Parlando dell’uccisione da parte dell’esercito siriano di due giornalisti e del ferimento di altri tre. I locali, telefonando via satellitare alla sede della stampa straniera al confine, avvertono che ad Baba Amr, uno dei quartieri più devastati dalla rivolta contro il regime, la palazzina organizzata ad officio stampa dalle forze della ribellione è stata attaccata. “Le artiglierie siriane tirano bombe contro la palazzina dei giornalisti dalle 8 alle 10, ci sono morti e feriti”, questo il riassunto di una telefonata. Il regime di Assad dunque spara sui giornalisti che, entrati in Siria illegalmente, vogliono trovare le prove per poter mettere in luce i massacri avvenuti durante i bombardamenti di Homs.

La notizia della morte di due reporter viene confermata nel pomeriggio dello stesso giorno delle telefonate . La prima giornalista uccisa è Marie Colvin, 56 anni, inviata di guerra americana autrice di articoli divenuti famosi su vari conflitti (Iraq, Cecenia). Dal 1985 è passata a lavorare per il settimanale britannico Sunday Times. Come lei stessa ci descrive in un suo articolo comparso sul suo giornale, la Colvin era entrata in Siria senza visto dal confine con il Libano.

La parte che colpisce di più del suo articolo dal punto di vista emotivo è la descrizione del freddo, della fame, del terrore e dell’agonia di una città che da settimane viene bombardata : “l’elettricità è stata tagliata, non ci sono telefoni, nessun negozio aperto, dalle finestre senza vetri entra un freddo gelido e fiocchi di neve, la maggior parte dei morti sono cittadini che, costretti dalla fame ad uscire di casa in cerca di cibo, si sono ritrovati allo scoperto sotto le bombe”.

La madre della Colvin dice di aver ricevuto dalla figlia una telefonata nella quale essa afferma che sarebbe rimasta in Siria ancora un giorno, “c’è una storia importante che devo finire”. Sarebbe dovuta partire poche ore dopo, era a fine missione. Il secondo reporter assassinato è Remi Ochlick, 28 anni, francese, fotoreporter freelance per giornali come Paris Match, Time e The Wall Street Journal. Nel 2004 si era messo in mostra giovanissimo con dei bei reportage su Haiti e recentemente aveva vinto un prestigioso premio per il giornalismo con le sue foto sulla rivoluzione in Libia.

Le truppe siriane stanno accellerando i tempi dell’offensiva, le unità scelte del regime pattugliano i confini con Turchia e Libano. Il referendum per votare la proposta di dialogo con le opposizioni, voluto e programmato domenica prossima da Bashar Assad , è stato rifiutato dal fronte del movimento rivoluzionario, che lo ha definito “iniquo”. Proseguono dunque le violenze e i giornalisti sono testimoni scomodi da accettare.

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