Giovedi, 25 aprile 2024 - ORE:06:24

Sono molti i beni confiscati alla Mafia

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Mafia e Camorra, le confische continuano senza tregua

Ottimo lavoro per quanto concerne le operazioni di confisca dei beni alla Mafia quello apportato al clan Belforte di Napoli a Barile. I beni erano intestati a un prestanome della cosca. Gli investigatori l’hanno stanato e sequestrato la settimana scorsa grazie alle rivelazioni di un pentito. Anche il clan Licciardi di Secondigliano aveva puntato ad investire nel mercato immobiliare. Nel 2008 la Squadra mobile di Napoli sequestrò importanti immobili in Basilicata.

Ancora camorra: a Venosa il clan Terracciano di Napoli, stando a quanto riportato dal capo della Procura antimafia di Firenze Giuseppe Quattrocchi che ha coordinato lo scorso anno un’operazione antiriciclaggio tra Toscana, Lazio e Basilicata, aveva acquistato sette terreni per aprire un maneggio per cavalli. Dalla provincia di Caserta, invece, avevano investito nel carburante. Nel 2007 la Guardia di finanza di Napoli ha sequestrato anche in Basilicata alcuni distributori di carburante riconducibili, secondo l’accusa, a un imprenditore molto vicino alla camorra.

I sigilli della Dia di Padova, nel 2002, celano i battenti a un hotel a Venosa. In quell’attività, secondo la Procura antimafia di Venezia, erano stati riciclati i proventi della droga di un cartello pugliese: i Mangione-Matera. Venosa, inoltre, secondo l’accusa, era uno snodo importante per l’asse che si era creato tra i clan pugliesi, la mala del Brenta e la mafia albanese.

La ’ndrangheta, neanche a dirlo, non può mancare. Secondo gli investigatori, negli ultimi dieci anni, sono stati molti gli investimenti avvenuti in Basilicata. Il 3 settembre del 2011 200 finanzieri del Gico coordinati dalla Procura antimafia di Roma sequestrano 40milioni di euro al clan Muto. Un insospettabile investiva per conto dei calabresi tra Roma, la Toscana e la Basilicata.

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