Venerdi, 26 aprile 2024 - ORE:11:04

Napoli: l’incidente mortale e la strumentalizzazione dei media

incidente di napoli

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L’incidente

La notte compresa tra venerdì e sabato scorso si è verificato un terribile incidente sulla tangenziale di Napoli: un Renault clio ha imboccato un tratto di tangenziale lungo 5 km in controsenso, spegnendo improvvisamente i fari.

Lo scontro, inevitabile, è avvenuto con una Fiat che non ha malauguratamente fatto in tempo a scansare la scura scheggia che avanzava verso di lui. La tragedia che ne è venuta fuori, tremenda: nella Fiat Panda c’era un uomo di nome Aniello Miranda, 48 anni, lavoratore e papà.

Come ogni giorno si recava al lavoro alle luci dell’alba, come ogni giorno si sarà alzato dal letto e avrà salutato la moglie per andare a fare quello che faceva sempre, e percorrendo la solita strada. Un uomo che come tanti italiani fa di tutto per la sua famiglia, pure viaggiare alle 5 del mattino per raggiungere il suo ufficio. Lo scontro con la clio a fari spenti gli è stato fatale, e i colleghi allarmati passeranno tutta la mattina a preoccuparsi del perché non fosse arrivato, sperando che andasse tutto bene. Una chiamata dovette smentire le loro aspettative.

Nell’altra macchina, nella scheggia nera, c’erano Livia e Nello. Due ragazzi, due fidanzati, di ritorno da una serata come tante. Che cosa è successo in quel momento di follia, in quegli istanti ripresi dalle telecamere della tangenziale, non si sa. Cosa abbia spinto Nello, Aniello Mormile, a fare inversione di marcia così improvvisamente, è un mistero. Sappiamo solo che l’ha fatto, e che Livia Barbato, 22 anni e studentessa, non ce l’ha fatta. Lo scontro è stato troppo forte. Al momento della cosa Nello non se n’è nemmeno reso conto. La morte di due persone, una delle quali così vicina a lui, gli è stata comunicata in ospedale, dove è ricoverato a causa di alcune fratture. E dove si è chiuso in un silenzio ermetico e quasi impenetrabile.

La reazione dei media e dei social network

Da sabato mattina, dal momento in cui i primi soccorsi si sono affrettati sul posto dell’incidente, la macchina mediatica si è messa in moto spietata e fredda come solo lei sa essere. Parole su parole, filmati, documenti, voci, calunnie; ogni riga scritta o pronunciata non fa altro che aumentare i dubbi, non fa altro che alimentare la confusione che la comunità napoletana e flegrea nutrono in questi giorni di sconforto. Nessuno sa ma tutti scrivono, tutti parlano. Anche io sto scrivendo in questo momento, ma ho pensato a lungo su che parole usare, come fare per sembrare quanto più distante possibile da ciò che è successo.

Ma come si può fare? Come fai a restare estraneo quando capita qualcosa in un luogo che tu frequenti a persone che hai visto spesso?

Ci sono state molte critiche sul mondo dei social network riguardo al modo in cui è stata gestita la vicenda. Molti hanno rimproverato ai media l’aver messo sotto i riflettori la sola figura di Livia, in quanto giovane e bella, dimenticando Aniello, innocente lavoratore al momento sbagliato nel posto sbagliato. Quello che mi sento di dire è che questo fenomeno è comprensibile, non giustificabile, dato che il web è il primo sfogo dei giovanissimi, dei ragazzi che si sono visti gettare in faccia una notizia tragica e tremenda.

Non è assolutamente pensabile che una morte sia più importante di un’altra, e il fatto che qualcuno possa averci solo pensato è inumano e da far accapponare la pelle. Se la morte di una persona risulti mediaticamente più “succulenta” rispetto a quella di un’altra è testimonianza di un declino sociale insormontabile.

Tutto quello che dovremmo fare è chiuderci in noi stessi e riflettere su quello che è successo e su come far si che non accada mai più. E dovremmo pensare un po’ più a trovare il modo giusto per onorare la memoria di Livia, che amava la fotografia e l’arte e inseguiva un sogno, e di Aniello, un padre come il mio, come tanti, che avrebbe fatto di tutto per la sua famiglia e lo ha sempre fatto. Due personalità e due persone che non vanno dimenticate a causa di una terribile notte.

Conservare il loro ricordo e farne un esempio sono il modo migliore, se non l’unica via, per dimenticare un po’ il dolore straziante che la nostra comunità prova in questi giorni,oltre che stringersi attorno alle famiglie di Livia ed Aniello.

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