Venerdi, 29 marzo 2024 - ORE:11:04

Omofobia, Wilfred de Bruijn combatte il fenomeno con il coraggio

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“Mi dispiace mostrarvi questo: ma guardate, è il volto dell’omofobia”. Inizia così il breve testo che Wilfred de Bruijn ha scritto sotto la fotografia della sua faccia gonfia, deformata, tumefatta per le botte prese domenica sera, in strada a Parigi mentre camminava insieme al suo ragazzo. Wilfred, olandese che vive nella capitale francese da dieci anni e fa il bibliotecario, racconta sinteticamente quanto accaduto: «L’altra notte io e Olivier stavamo camminando nel 19esimo arrondissement e siamo stati selvaggiamente pestati solo perché eravamo sottobraccio».

Un gesto coraggioso per denunciare la violenza dell’omofobia

Calci e pugni hanno fatto perdere conoscenza al ragazzo: «Mi sono svegliato in ambulanza, coperto di sangue, senza un dente e con gli zigomi fratturati». «Ora sono a casa – scrive ancora l’olandese – e sono molto triste, Olivier si prende cura di me, non potrò andare al lavoro per dieci giorni». Pubblicare la foto, hanno spiegato Wilfred e il compagno, «è un atto politico». Il ragazzo ha sporto denuncia per «aggressione di gruppo a carattere omofobo».

Hanno usato la sua testa come un pallone

Al sito Rue89.com Olivier ha raccontato che la sera dell’aggressione lui e Wilfred stavano tornando a casa dopo essere stati a cena da amici: «Era stata una serata piacevole». A un certo punto, mentre stavano per prendere la metro alla stazione Ourcq, «abbiamo sentito “Ah, dei gay!”: il primo pugno mi è arrivato in un occhio, ho cercato di proteggermi ma sono stato colpito almeno sei volte». Intanto il compagno era per terra: «È stata un’ondata di odio, la testa di Wilfred era diventata un pallone da calcio». La coppia ammette di aver pensato a lungo prima di pubblicare la faccia di Wilfred martoriata sul web.

«Ci rendevamo conto che era choccante – hanno ammesso le vittime dell’aggressione – ma alla fine renderla pubblica è stato un gesto politico». Del resto Wilfred ha a lungo militato in un centro LGBT (acronimo che sta per Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), e Oliver aveva creato una associazione per la lotta contro l’omofobia nella sua business school. Entrambi hanno spiegato che di solito stanno molto attenti per strada: raramente camminano abbracciati, mai mano nella mano. «Questa volta abbiamo abbassato la soglia della prudenza ed ecco cosa è accaduto».

 

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